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A proposito di "Partecipazione"
di Pasquale D'Andrea | |
Volontario | |
Forme in Trasformazione della partecipazione giovanile… di Liliana Leone1 e Lino D’Andrea2 Si sapeva che i processi partecipativi sono importanti nello sviluppo educativo di un giovane e ora una ricerca, ‘FTP Forme in Trasformazione della Partecipazione’, realizzata a livello nazionale nella primavera del 2011, ce ne dà prova. E’ vero, ci si chiedeva, che le pratiche di partecipazione dei più giovani, oltre a rappresentare un diritto sancito dalla carta dei diritti del fanciullo dell’ONU, dall’Unione Europea (2006)3 e dall’articolo 118 della Costituzione italiana, fanno ‘bene’ e possono avere effetti protettivi rispetto lo sviluppo del ragazzo? Tali effetti valgono anche per le fasce più disagiate e nelle aree con debole presenza del Terzo settore? Questi erano solo alcuni degli interrogativi che ci ponevamo. Il focus è stato posto sui legami tra alcuni atteggiamenti e sistemi di valori riguardanti l’impegno civico, la tutela dell’ambiente, la capacità di proiettarsi e investire nel futuro, l’impegno politico, il senso di autoefficacia, l’impegno scolastico e il grado di coinvolgimento in pratiche di partecipazione sperimentate all’interno della famiglia, della scuola, nelle realtà associative (associazioni di promozione sociale, volontariato, enti sportivi, comitati etc.) e nella comunità. Sperimentare in età evolutiva più appartenenze e variare le realtà aggregative di cui si fa parte, risulta avere effetti positivi più elevati della sola durata dell’esperienza associativa (misurata in termini di anni e proporzionata all’età del ragazzo) e non rappresenta, come spesso si presume, un segnale di incostanza. Le pratiche associative caratterizzate da coinvolgimento sostanziale nei processi decisionali hanno come effetto un aumento del senso di empowerment, cioè la percezione di poter incidere sulla propria realtà e sul contesto di vita; si sviluppano atteggiamenti e propensioni a investire sui desideri e su obiettivi trasformativi e sul proprio futuro, e si riducono stili di comportamento centrati unicamente sul presente come pure sintomi di tipo depressivo. La ricerca, che ha riguardato giovani dai 15 ai 30 anni, è stata promossa da Arciragazzi nazionale4 ed è stata condotta da CEVAS tramite l’uso dei social media (compreso Facebook), e grazie anche alla collaborazione di oltre 50 enti, tra cui: ARCI Servizio Civile Nazionale, RUM la Rete Universitaria Mediterranea, AGESCI, CESVOP, CSV.net, Eurodesk, Informagiovani, Comuni e Aziende Sanitarie Locali oltre ad esperti della rete nazionale Pidida, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell’UNICEF, docenti universitari di Trento, Bologna, Valencia. La partecipazione è intesa quale strumento centrale di una democrazia e di espressione della liberta di parola e pensiero; assumendo il connotato di libertà essenziale dell’individuo e di ‘capacitazione’ (A. Sen) diventa strumento centrale anche dello sviluppo socioeconomico di una società. La partecipazione è per Heller (1984) il “Processo in cui i soggetti prendono attivamente parte ai processi decisionali nelle istituzioni, nei programmi e negli ambienti in cui sono coinvolti”; la ricerca si è focalizzata sui seguenti 4 contesti: la famiglia, la scuola, la comunità e l’associazionismo giovanile. A ciascuno di essi è corrisposta una sezione specifica del questionario e una identificazione finale di una scala utilizzabile per misurare l’intensità e la qualità dei processi partecipativi. Un giovane su quattro (25%) del nostro campione fa parte di associazioni ricreative o culturali, il 18% di organizzazioni di volontariato e il 14% fa parte degli scout. Quasi due giovani su dieci (18,4%), nel corso della propria vita, non ha mai fatto parte di alcuna associazione, né di gruppi parrocchiali, scout o comitati studenteschi. Si tratta di una quota importante di giovani che non hanno sperimentato nel proprio percorso di crescita modelli educativi alternativi a quelli offerti dalle principali agenzie educative. Di seguito indichiamo i principali risultati emersi dallo studio a cui hanno risposto 2070 giovani. I questionari ritenuti validi sono stati 1410 ragazzi provenienti da tutte le regioni italiane; tra questi l’83,5% sono studenti o studenti-lavoratori e l’età media è di 21 anni. Cambia la scommessa individuale e di gruppo, al propensione a investire sul futuro, tra coloro che sono stati maggiormente impegnati in processi partecipativi. Mentre tra coloro che non hanno avuto alcuna esperienza di associazionismo il 59,4% risulta avere un basso livello di ‘Speranza verso il futuro e nella possibilità di cambiamento’, la situazione si inverte tra colo che hanno sperimentato oltre tre appartenenze al mondo associativo in cui solo il 35,4% risulta avere punteggi bassi. Tale relazione si mantiene anche se teniamo sotto controllo l’istruzione dei giovani e dei loro genitori, che sappiamo avere una grande incidenza su queste dimensioni. Esiste inoltre una relazione negativa statisticamente significativa tra l’Indice di Propensione ad accettare e richiedere raccomandazioni e favoritismi rinunciando ad impegnarsi e il numero di esperienze di associazionismo dichiarate dal giovane. La meritocrazia e il senso civico che inducono a impegnarsi negli studi senza cercare scorciatoie facili (es: scegliere una scuola dove si studia di meno) e a rifiutare le raccomandazioni come stile di comportamento ‘normale’, cresce al crescere dell’esperienza in contesti associativi. La partecipazione si traduce in investimento materiale ed emotivo su obiettivi trasformativi della realtà e risulta essere connessa alla speranza verso il futuro e al desiderio. Quest’ultima concezione è particolarmente rilevante in una fase storica caratterizzata da crisi del modello di sviluppo economico delle società post moderne, crisi finanziaria globale e tendenze recessive, scarso investimento delle istituzioni in programmi che riguardano lo sviluppo delle potenzialità e opportunità di crescita delle nuove generazioni, tendenziale atteggiamento complessivo di tipo depressivo con sensazione di blocco e paralisi connesse ad emergenze che ci attendono dovute ai trend economici, demografici e all’instabilità internazionale. I processi partecipativi e l’associazionismo giovanile, funzionano da ‘antidoto’ ad atteggiamenti populisti e adesione a immagine ‘di successo’ veicolata dai media L’adesione ai modelli valoriali proposti dai media e dalla TV, orientati alla ricerca esasperata di popolarità tramite una esternalizzazione della vita privata e l’adesione all’immagine ragazza-velina, tende a diminuire in coloro che sperimentano più esperienze di associazionismo. Esiste, infine una forte relazione statistica tra attuale livello di impegno politico e l’aver sperimentato realtà di tipo associativo. L’astensionismo è pari solo al 7,8%: i giovani che hanno aderito alla nostra indagine sono decisamente una anomalia felice se confrontiamo la percentuale di coloro che alle ultime elezioni affermano di essersi recati a votare con i ai tassi di astensionismo dei cittadini italiani. I giovani che hanno sperimentato pratiche partecipative sono meno propensi ad aderire a modelli identitari di tipo autoritario e a derive popultistiche dei meccanismi di consenso politico. Essi tendono a sviluppare modelli di relazione con il leader e l’autorità che li governa improntati alla responsabilizzazione dei singoli cittadini e a sviluppare maggiori capacità di resistere a meccanismi di consenso ottenuti tramite strategie di manipolazione mediatica. Il senso di Autoefficacia aumenta con la partecipazione a forme associative al Sud più che al Nord L’autoefficacia è ritenuta essere una competenza di vita protettiva per il benessere complessivo degli individui. L’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’autoefficacia una competenza di vita (life skill) di centrale importanza nei programmi di prevenzione delle devianze, dell’abuso di sostanze stupefacenti legali e illegali, del tabacco e per la promozione della salute. E’ emerso, come ipotizzato a seguito di altre ricerche, che esiste un legame tra partecipazione in contesti associativi e Autoefficacia: al crescere del numero delle associazioni di cui il giovane ha fatto parte cresce in modo statisticamente significativo la media riportata al test sull’Autoefficacia. L’Indice con valore massimo pari a 40 e minimo pari a 4 deriva dalle risposte a dieci domande e mentre il valore medio di coloro che dichiarano di aver fatto parte di oltre 3 realtà associative è pari a 30,1, quello di coloro che non hanno fatto parte di alcuna realtà associativa è sensibilmente più basso e pari a 27,6. Graf. 1 Un interrogativo importante riguardava la persistenza di queste relazioni anche in condizioni sociali ed economiche disagiate e nelle diverse aree territoriali d’Italia. Una partecipazione diversificata a diverse forme associative risulta avere una funzione ‘benefica’ ed essere associata a un maggior livello di autoefficacia anche in sottogruppi con condizioni di svantaggio dovuto a basso livello di istruzione e/o residenza in regioni del Sud con ridotta presenza di realtà associative. L’effetto positivo non solo permane ma anzi si intensifica nelle regioni del Mezzogiorno dove notoriamente esiste un livello minore di aggregazione ed esistono importanti differenze rispetto al numero di associazioni a cui i giovani hanno partecipato (da 2,8 in media al Nord a 2,2 al Sud). Le condizioni di svantaggio culturale familiare (genitori con basso libello di istruzione) e la residenza in aree del Sud Italia rispetto ad aree del Centro –Nord si associano a un livello di Autoefficacia mediamente più basso. Tuttavia, far parte di diverse associazioni risulta avere una funzione ‘protettiva’ in particolare proprio nelle realtà più svantaggiate! Mentre al Sud un ragazzo che ha esperienze associative e proviene da una famiglia con basso livello di istruzione nel 61,4% dei casi risulta avere un livello ‘elevato’ di Autoefficacia, al Centro –Nord ciò si verifica nel 59,7%, inoltre la distanza (e quindi il ‘vantaggio’ di esperienze associative) tra i due sottogruppi con alta e basso livello di istruzione nel Sud è più elevata. Una ragione in più per rafforzare e diversificare iniziative a carattere associativo e processi di partecipazione democratica in particolare a favore di giovani appartenenti alle fasce più svantaggiate. Responsabile della ricerca e direttore studio CEVAS di Roma E-mail leone@cevas.it Sito www.cevas.it Presidente Arciragazzi Nazionale E-mail lino.dandrea@tin.it Sito arciragazzi. Comunicazione della Commissione Europea relativa alle politiche europee in materia di partecipazione e informazione dei giovani [COM(2006) 417 def. Ricerca finanziata dal Dipartimento Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'ambito del progetto “Giovani Cittadini per Costituzione” e condotta da Studio CEVAS di Roma. Maggiori informazioni su www.arciragazzi.it e su http://www.cevas.it/report-ricerca-valutazione | |
04-03-2012 |