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Palermo 30/31 marzo 2012
Conferenza nazionale PD per l'Infanzia e l'Adolescenza
F O R U M 

di Liviana Marelli
membro esecutivo nazionale CNCA con delega alle politiche minorili e per le famiglie
LIVELLI ESSENZIALI PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA
Liviana Marelli – esecutivo nazionale CNCA con delega alle politiche minorili e per le famiglie.

PERCHE' PARLARE DI LIVELLI ESSENZIALI E NON DI COSTI STANDARD
Scegliere di partire dai LIVELLI ESSENZIALI rappresenta un’opzione politica da ricondividere e sostenere. Un’opzione politica che “fa la differenza” e che pertanto – se condivisa- va affermata, motivata e sostenuta nei luoghi delle interlocuzioni istituzionali e nei luoghi “della politica”.

Le recenti modifiche alla “forma dello Stato” (il Federalismo) e i costanti riferimenti alla ridefinizione del sistema di welfare (dal cosiddetto “libro bianco” di Sacconi, al DDL Tremonti …ecc.) se non decisamente e chiaramente ancorate a LIVELLI ESSENZIALI omogenei su tutto il territorio nazionale e centrati su una visione universalistica dei diritti rischiano oggettivamente di mettere in mora l’applicazione dell’Art. 2 della Costituzione ( riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo) e dell’ART. 3 della Costituzione (pari dignità sociale dei cittadini e obbligo della Repubblica alla rimozione degli ostacoli che impediscono tale parità) per tutti i minorenni presenti in Italia e allo stesso modo rischiano di vanificare la ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (la CRC) avvenuta il 27 maggio 1991.

Per questa ragione è urgente la definizione dei livelli essenziali intesi quale traduzione di quanto previsto dall’Art. 117 –secondo comma - lettera m – Costituzione Italiana (determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale).
E’ evidente che collegare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (così come indicati nella CRC ratificata in Italia nel 1991) ai livelli essenziali, nel mutato quadro dell’ordinamento dello Stato (federalismo – legge 42/09) è LO STRUMENTO FONDAMENTALE, e INELUDIBILE per una società civile e deve dunque essere assunto come priorità della politica.

Infatti, i doveri assunti e derivanti dall’attuazione di un trattato internazionale (la ratifica CRC) non vengono meno a causa delle eventuali successive modifiche della struttura dello Stato e neppure possono essere pensati solo come “costi standard” (senza escludere le necessarie riflessioni in proposito, ma contestualmente senza anteporre la ricerca e la definizione dei costi standard prima della assunzione cogente dei livelli essenziali a cui i costi standard devono far riferimento).

La definizione cogente dei livelli essenziali deve necessariamente trovare connessioni organiche con il Piano nazionale infanzia e adolescenza e trasversalmente con tutti gli ambiti e le funzioni centrali previste (Commissione bicamerale – garante nazionale..).

Va da sé che assumere questa prospettiva politica (questo posizionamento sui livelli essenziali) significa sconfessare, rifiutare, contrastare con forza e determinazione la logica di un sistema di welfare residuale, discrezionale, emergenziale, compassionevole…(per i “cittadini autenticamente bisognosi”, come recita il succitato DDL Tremonti, speriamo definitivamente decaduto) per sostenere diritti universali e per tutte le persone di minore età , rispettosi dei principi generali su cui è basata la CRC: diritto alla non discriminazione – diritto al rispetto del “superiore interesse del minore” – diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo – diritto all’ascolto e alla partecipazione.

Poiché si tratta di diritti universali e soggettivi è compito dello Stato - e delle sue articolazioni – assicurare che detti diritti vengano implementati e resi esigibili attraverso il corretto, adeguato e garantito finanziamento delle azioni, dei sistemi e delle prestazioni atte a garantirne l’effettività.



DAI LIVEAS AI LIVELLI ESESNZIALI DI PRESTAZIONI CONCERNENTI I DIRITTI CIVILI E SOCIALI.

Appare utile fare una breve sintesi (non esaustiva) di quanto normativamente avvenuto in questi ultimi anni per meglio comprendere il quadro attuale di riferimento.

 Legge 328/00. È la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. In tale contesto normativo era prevista la definizione dei liveas, intesi quali strumento attuativo per la realizzazione del sistema integrato dei servizi.
Tale norma prevedeva che i liveas (peraltro mai definiti) avrebbero garantito per i servizi un quadro di standard nazionali comuni e omogenei consegnando alle Regioni la responsabilità e la competenza per la pianificazione e la programmazione dei servizi stessi, a fronte di un fondo nazionale politiche sociali inteso come “fondo indistinto”.

 In tale contesto, nel FNPS confluiscono tutte le risorse precedentemente definite come “leggi di settore” ( quali per esempio il “fondo nazionale infanzia e adolescenza ex lege 285/97”, oggi rimasto solo per le 15 città riservatarie). L’assenza di Liveas (e la contestuale assenza di monitoraggio) non ci permette di conoscere se e come sia stato mantenuta progettualità a favore dell’infanzia e l’adolescenza

 La progressiva e costante diminuzione delle risorse destinate alle politiche sociali ha comportato – e comporta sempre di più – la regressione qualitativa delle politiche e delle azioni per l’infanzia e l’adolescenza che tendono alla esclusiva (e peraltro insufficiente) riproposizione di interventi “per il disagio”(laddove non è possibile non intervenire: tutela..) o di “giustizia minorile” (non sempre applicata con misure a finalità educativa come peraltro normativamente previsto)

 La riforma del titolo V – Parte seconda della Costituzione (2001) va visto in connessione con Art. 117 – secondo comma - lettera m laddove si dice che è funzione dello Stato “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”

 la legge 42/09 istitutiva del federalismo fiscale (di implementazione della modifica del titolo V della Costituzione) cita come strumenti tali livelli essenziali e ad essi è affidato il compito – tra gli altri – di considerare le prestazioni come strumenti per realizzare i diritti (prestazioni dunque non intese solo come mera risposta ai bisogni contingenti)

 tuttavia, nulla di tutto questo sta avvenendo. Le manovre finanziarie 2011, il DDL per la legge delega su fisco e assistenza (nonostante il richiamo in alcune sue parti all’Art. 117 - secondo comma – lettera m – ) in realtà ridisegnano un futuro sistema di welfare non certo declinato nell’ottica universale dei diritti ma esplicitamente rivolto solo ai “soggetti autenticamente bisognosi”.

 Questo orientamento politico preoccupa e va contrastato con azioni politiche coerenti e continuative.
Senza sottovalutare l’attenzione e le scelte connesse al sostegno, alla presa in carico, al reinserimento sociale delle persone fragili e vulnerabili, la prefigurazione di un sistema di welfare riparatorio e rivolto esclusivamente ai “soggetti autenticamente bisognosi” risponde a logiche inaccettabili e assai discutibili (è attraverso la cura, la riqualificazione della quotidianità, della normalità, degli abituali contesti di vita che è possibile accogliere, sostenere, accompagnare le fragilità e le povertà. Non è attraverso meccanismi top-down di erogazione di prestazioni “al bisogno”)
Il percorso stesso di individuazione dei “bisogni” non è peraltro né pacifico né lineare né scontato (chi li definisce? Con quale pesatura? Con quale monitoraggio?chi li valida?...quali criteri? Il costo della prestazione?..)
In tale contesto allora, la certezza delle prestazioni basate sui diritti declinati e universali viene trasformata in incerta discrezionalità.


 Questa impostazione contrasta sia con il principio di non discriminazione (CRC) sia con il dettato costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini : la definizione dei livelli essenziali deve dunque necessariamente essere concernenti i diritti civili e sociali e garantirne l’esigibilità.


 La definizione dei livelli essenziali è oggi questione urgente stante la riforma “federalista” dello Stato: cosa succede con l’avvio dell’autonomia fiscale di Regioni, comuni e province in attuazione della legge 42/09? Cosa succede con la progressiva riduzione/quasi azzeramento dei trasferimenti da parte dello Stato centrale per interi capitoli di spesa alle Regioni?


Sono questioni e domande che necessitano confronto, elaborazioni ..ma anche scelte politiche importanti e urgenti.

ALCUNE QUESTIONI IRRINUNCIABILI:

• L’esigibilità dei diritti richiede allocazioni economiche certe, adeguate, garantite. occorre dunque aprire un dialogo serio con le responsabilità di Governo per riaffermare che i tagli al sociale non sono la soluzione della crisi, ma anzi la aggravano.
Per riaffermare che investire sul benessere non è un costo, ma è un investimento, un “salvadanaio per il futuro” (si sa che fare “deserto sociale”, non prendersi cura preventivamente delle fragilità e delle situazioni vulnerabili vuol dire “dover spendere di più per intereventi riparativi”..lo sguardo corto del “qui e ora” non paga mai. È solo miopia politica…e un’illusione di risparmio).
Occorre allora invertire il paradigma dello sviluppo.
Il sistema di welfare è “questione” più complessa che non si esaurisce con le politiche del lavoro (seppur importante e irrinunciabile). Il sistema di welfare riguarda il complesso delle politiche sociali,soio-sanitarie, sanitarie; richiede l’integrazione delle politiche (del lavoro, abitative, formative, di reinserimento sociale..). il sistema di welfare è “motore di sviluppo” (fonte ed opportunità di coesione sociale) ed in tal senso deve essere pensato, assunto e finanziato per rendere esigibili i diritti

• Il principio di esigibilità dei diritti sociali e civili deve necessariamente riaffermare il permanere della TITOLARITA’ PUBBLICA dove la sussidiarietà verticale e orizzontale (quale importante ed insostituibile elemento di corresponsabilità verso la co-.costruzione del “bene comune” quale obiettivo della politica) non è mai intesa (o strumentalizzata) come sostitutiva della responsabilità pubblica ma piuttosto come occasione straordinaria e potente di costruzione di corresponsabilità dove nessuno dei soggetti si sottrae ma agisce pienamente il proprio ruolo e la propria responsabilità

• La definizione dei livelli essenziali per l’infanzia e l’adolescenza devono “recuperare” e rendere esigibile il diritto alla soggettività e al protagonismo delle stesse persone di minore età: in modo serio, coerente, vero, autentico . E dunque attuato dai “portatori di dovere” in una logica ed in una dimensione educativa orientata a promuovere per i bambini e i ragazzi la responsabilità connessa all’esigibilità dei diritti ( quale base del patto costituzionale nazionale).


PER LA DEFINIZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA:PROPOSTA E IPOTESI DI LAVORO.


Nel quadro di evoluzione del sistema di welfare, la definizione dei livelli essenziali diventa un elemento strategico per l’implementazione della CRC.
La definizione dei livelli essenziali può dunque essere pensata proprio in riferimento alle Aree tematiche in cui è articolata la CRC, assumendole come paradigma unificante per le diverse proposte finora elaborate con particolare attenzione all’importante lavoro prodotto dalle Regioni.
La definizione dei livelli essenziali è propedeutica alla INDIVIDUAZIONE DELLE PRESTAZIONI atte a garantirne l’esigibilità.
in proposito possiamo utilizzare: il 2° report del gruppo CRC – le Osservazioni ONU – il documento/proposta di “batti il cinque” – il documento elaborato dalle Regioni.

Per facilitare il compito, in sede di Conferenza presenterò sinteticamente le AREE in cui si articola la CRC: è possibile assumerle quale riferimento per la definizione dei livelli essenziali e delle conseguenti prestazioni.

La definizione dei LIVELLI ESSENZIALI è dunque un processo, ed in tal assenso va assunto. Impegnando tempo, luoghi dedicati..

Si tratta di work in progress ed in tal senso però va avviato, assunto e portato a termine con determinazione

Confrontando pensieri e prodotti (abbiamo le elaborazioni delle regioni, di “batti il cinque”..ma altro si può produrre..)

Condividendo i riferimenti politici e le priorità da cui partire.
25-03-2012